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Parliamo con i bambini di salute e coronavirus?

By 27 Febbraio 2020 No Comments

Queste sono riflessioni di una psicologa: non di un pediatra, di un epidemiologo o di un virologo. Voglio ragionare brevemente non su caratteristiche, pericolosità, tassi di contagio dell’attuale situazione sanitaria dovuta alla diffusione del virus COVID 19, ma sul perché e come parlarne con i figli.

In questi giorni i bambini hanno ricevuto messaggi molteplici, più o meno contrastanti. La chiusura delle scuole cambia il loro ritmo di vita: certamente si domandano che cosa succede, anche solo per questo. Ascoltano probabilmente molte notizie diverse, contrastanti, messaggi di contenuto opposto; quasi inevitabilmente vedono per televisione o altrove immagini che non sono in grado di decodificare.

Dialogando con loro abbiamo la possibilità di leggere insieme la realtà, insegnando molte cose: innanzitutto che si può pensare, ragionare, essere curiosi, parlare e condividere domande. Questo insegna a attivare il pensiero anche nelle situazioni complesse. Possiamo insegnare a condividere i sentimenti: l’ansia o la paura, accogliendola, anche condividendola in una certa misura e mostrando un atteggiamento equilibrato. E’ possibile che in questi giorni alcuni bambini siano spaventati: e sapere che la mamma ti ascolta, ti spiega le cose, e che tu puoi ricorrere a lei insegna a condividere i sentimenti e a ridimensionarli, proprio attraverso il pensiero e il dialogo. E’ molto diverso essere spaventati da soli, senza spiegazioni, oppure avere qualcuno con cui parlare.

Invece a volte tutti noi adulti, temendo di turbare i bambini con cose più grandi di loro…li lasciamo soli con quelle cose: “Aspetto che sia lui a chiedermi”, ma lui percepisce la nostra ritrosia e non chiede! E, siccome i bambini sono bambini, e hanno infinite capacità di apprendere ma nozioni limitate e capacità logiche in formazione, essere soli a “pensare la realtà” non è costruttivo. Le spiegazioni che si danno da soli diventano facilmente irrazionali e spaventose.

 

Prima di molte considerazioni ulteriori su come comunicare, ho provato a elaborare una spiegazione, pensando a bambini dai 7/8 anni ai 12. Si riferisce agli aspetti essenziali della prevenzione del contagio e della pericolosità dell’eventuale malattia. Non suggerisco di usarla pari pari. Vuole essere un’ispirazione, perché anche noi adulti abbiamo bisogno di confrontarci e rassicurarci per parlare tranquillamente……

L’esempio delle biglie è preso dall’ articolo di Paolo Giordano, fisico e scrittore, articolo apparso sul Corriere della Sera di ieri 26 febbraio

 

 

“Tu sai che stai a casa da scuola qualche giorno più del previsto. Non abbiamo potuto andare a… (alla festa di carnevale, a un incontro sportivo, in chiesa alla Messa,…). Te l’ho già detto in fretta forse, ma voglio spiegarti bene perché.

C’è un motivo, e cioè che c’è un virus (in Veneto, in Lombardia o dove siete, se ovviamente siete coinvolti dalle limitazioni all’aggregazione) che si chiama COVID-19. Questo virus è piuttosto contagioso, e il contagio funziona così. Immagina di avere delle biglie, di quelle con cui giochi in spiaggia, e di metterle su un pavimento liscio e scivoloso, tutte in un’area piccola come un tavolo. Immagina di colpire una biglia al centro. Quella ne colpirà altre, che ne colpiranno altre che ne colpiranno altre. Questo è il modo in cui avviene il contagio quando tante persone sono insieme. Se invece spostiamo le biglie e le mettiamo a gruppi più piccoli, o un po’ lontane l’una dall’altra, questo non succede. Per questo le scuole sono chiuse questa settimana e altre attività sospese.

Una cosa importante da sapere è: che cosa succede alle biglie quando vengono colpite? Cioè, che cosa succede quando una persona è contagiata dal virus? Molte volte non succede niente, cioè la persona non ha nessun disturbo; qualche volta ha gli stessi guai di un’influenza. Raramente ha una polmonite, e questa è una malattia seria, che in genere rende necessario stare in ospedale. Il Covid 19 non porta a queste conseguenze sempre, e anzi sono piuttosto rare!

Allora perché non andiamo a scuola ? Per evitare che tante biglie si muovano tutte insieme, quindi parecchie persone abbiano disturbi e, tra queste, troppe persone contemporaneamente abbiano bisogno di cure, o non possano andare al lavoro, far funzionare i treni o i negozi. Quindi per rispetto di tutti noi, della nostra città, della nostra regione e di tutta la gente che ci abita, ci comporteremo secondo queste regole che limitano le attività sociali.

Se poi, qualche volta, ci spaventiamo…..: bè, è normale…anche noi genitori sai ci spaventiamo certe volte… E tu ?………”